Le Filippine sono state abitate per millenni da diverse etnie, sparse fra le varie isole senza una identità nazionale. Alle tribù autoctone si sono aggiunte via via quelle provenienti dalle aree circostanti, in particolare cinesi, vietnamiti e malesiani.
Nel 1521 l’arcipelago venne raggiunto da Magellano, durante la prima circumnavigazione della Terra. Magellano era portoghese, ma la sua spedizione era stata finanziata dalla Spagna. Rivendicò quindi per essa il possesso di queste “nuove” terre e si prodigò con grande zelo per far capire alle popolazioni indigene che avevano un nuovo re e una nuova religione. Era quasi riuscito nel suo intento, quando venne ucciso durante una spedizione punitiva contro una delle ultime tribù ribelli.
La dominazione spagnola iniziò una quarantina di anni dopo, in seguito ad accordi in Europa e ad una nuova spedizione. Il nome fu scelto in onore dell’erede al trono, Filippo, figlio di Carlo V e futuro Filippo II. A livello locale il potere fu affidato soprattutto a repressivi preti cattolici. Sporadiche rivolte contro i soprusi e le ingiustizie venivano soffocate nel sangue.
Solo a partire dall’Ottocento cominciò nascere un sentimento di identità nazionale, soprattutto nelle classi più colte, in gran parte formate da meticci, i cosiddetti ‘ilustrados’.
Nel 1896 iniziò la rivoluzione filippina per l’indipendenza che si infiammò soprattutto dopo la fucilazione da parte degli spagnoli di uno dei leader nazionalisti più amati, José Rizal. Dopo un anno e mezzo la rivoluzione non aveva portato a nulla, ma la guerra fra la Spagna e gli Stati Uniti per la disputa su Cuba modificò lo scenario. Per danneggiare la Spagna, infatti, gli Stati Uniti aiutarono i rivoluzionari che riuscirono, nel 1898, a dichiarare finalmente l’indipendenza.
Alcuni mesi dopo, però, furono gli statunitensi a rivendicarne il possesso ed invaderle. Ne venne fuori una nuova guerra, questa volta contro gli statunitensi. Dopo qualche anno e centinaia di migliaia di morti filippini, la neonata repubblica Filippina cadde sotto il dominio statunitense, diventandone una colonia fino al 1935, quando gli Stati Uniti concessero una parziale autonomia sotto la propria influenza.
Durante la seconda guerra mondiale venne invasa dai Giapponesi che scacciarono via temporaneamente gli statunitensi. Inutile a dirlo, anche in questo caso i filippini dovettero subire le angherie dei nuovi conquistatori. La città di Manila soffrì particolarmente, fra feroci truppe giapponesi a terra e bombardamenti indiscriminati a tappeto americani dal cielo. Quella che era una delle più belle città asiatiche, non ritroverà mai più il vecchio splendore.
Dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti concessero finalmente l’indipendenza, ovviamente sotto il proprio controllo, e dalla metà degli anni sessanta iniziò l’era di Fernando Marcos, all’inizio eletto democraticamente per poi divenire un feroce e brutale dittatore appoggiato dagli Stati Uniti. Dal 1972 al 1981 impose la legge marziale.
Marcos restò al potere fino al 1986, quando una pacifica rivoluzione lo costrinse alla fuga negli Stati Uniti dove resterà fino alla morte. Divenne presidente Cori Aquino, vedova di uno dei più amati leader dell’opposizione, Benigno Aquino Jr., la cui uccisione nel 1983 era stata una delle principali molle a spingere la popolazione a organizzarsi coraggiosamente contro la dittatura. Purtroppo nemmeno il governo di Cori Aquino fu esente da scandali legati alla corruzione, un problema che sembra endemico nelle Filippine.
Infine, è giunto al potere l’ormai rinomato Rodrigo Duterte, una sorta di sbirro pazzo che, appoggiato da una buona dose di consenso popolare, si è proposto di eliminare il problema della droga in una maniera molto spiccia: inviando squadroni della morte ad ammazzare chiunque sia considerato spacciatore, trafficante o persino semplice consumatore. Fra l’altro è ormai accertato che questi squadroni, per arrotondare un po’, non disdegnano di uccidere anche persone completamente innocenti in cambio di una mazzetta. Al momento sono almeno 20.000 gli omicidi extra-giudiziari.
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