Il parco nazionale Tayrona e Santa Marta.

Salve amiche e amici! Questa volta eccovi le foto del parco nazionale Tayrona e di Santa Marta, entrambi sulla costa caraibica, a nord.
Prima di giungervi da Villa de Leyva, per spezzare il viaggio ho fatto sosta una notte a Bucaramanga. Non c’è praticamente nulla da raccontare al riguardo, è una città che sembra dedita solo al commercio. Ho visitato anche Giron, una cittadina coloniale vicina, bellina, ma venendo da Villa de Leyva non poteva reggere il paragone.
Poi finalmente, dopo tanti su e giù per strade di montagna, rieccomi sull’azzurro mare. Dapprima sono andato 3 giorni al parco nazionale Tayrona, pieno di innumerevoli spiaggette nascoste nella fitta foresta.
Dopodiché eccomi a Santa Marta, che in realtà non è molto bella, ma è finora la città che più si avvicina a come mi immaginavo la Colombia, l’architettura, le case colorate, i mercatini incasinati, e anche la gente. Per la cronaca, qui è morto, nel 1830, Simon Bolivar, il principale artefice delle guerre d’indipendenza di diverse nazioni sud americane.

 

All’entrata del parco di Tayrona una famiglia colombiana mi ha dato un passaggio fin dove si poteva arrivare con l’auto. Dopodiché si può procedere solo a piedi o a cavallo. Il mio campeggio si trovava a quasi un’ora di cammino accidentato e avendo anche lo zaino ho preferito prendere il cavallo sia all’andata che al ritorno.

 

E ho affittato un posto sotto una capanna, rispolverando la mia cara amaca.

 

Sulle spiagge e nella foresta ci sono spettacolari massi giganti.

 

Una sorta di scultura astratta naturale o divina. In effetti i Tayrona, il popolo che abitava queste zone e da cui prende nome il parco, veneravano queste pietre giganti.

 

Una delle tante spiagge. Per raggiungerle spesso bisogna prendere sentieri nella foresta.

 

Foglie.

 

Altra spiaggia con massi giganti.

 

Cavalli che trasportano merci.

 

Spiaggetta.

 

…e così via, ce ne sono a decine.

 

Scimmia.

 

Scimmia scende da un albero.

 

Massi all’imbrunire.

 

Un uccello strano vagava per il campeggio. Tipo un tacchino, si gonfiava goffamente quando ci si avvicinava, forse per metter paura.

 

A Santa Marta. Interno di un barbiere.

 

Al mercato di Santa Marta.

 

Colori.

 

La mappa dei posti visitati finora. Da Salvador de Bahia, un pochino a sud ad Arraial, poi a nord sulla costa fino a Belem, quindi via fiume fino a Manaus, volo per Bogotà e su fino alla costa caraibica.

 

E ora? E ora ragazzi basta bazzecole. Il gioco si fa duro: domani mi aspetta un trekking di 5 giorni nella foresta della Sierra Nevada per raggiungere la mitica Ciudad perdida, un misterioso sito archeologico dove si trovava una complessa città precolombiana, scoperto da alcuni tombaroli meno di 40 anni fa. E’ raggiungibile solo a piedi e fra l’altro è un trekking molto impegnativo, però organizzato da un’agenzia, da soli è proibito farlo. Eh, cosa non farei per voi, lettori di questo blog! Per noi? E certo! Fosse per me, me ne starei tranquillamente a casa, appagato della mia giornata lavorativa, aspettando la sera per guardare un posto al sole… vabè adesso non esageriamo, però è vero che un pochino pochino lo faccio anche per voi sennò poi ve ne uscite con le solite pippe eh ma ci metti solo foto di spiagge, eh ma questo lo possono fare tutti e così via. Ingrati.

Il “Miglior commento” va sicuramente a zia Marina, che saluto. Ma con questo non mi si accusi di nepotismo o di ziismo.
Lala invece appena ha saputo di aver vinto il premio fedeltà è sparita nel nulla. E no, non si fa così.

Bene, allora mi avventuro nella foresta alla ricerca della città perduta! Seguitemi…

Manaus, Bogotà (Colombia) e Villa de Leyva.

Hola amigos! Con un cambio di programma mi trovo in Colombia invece che in Ecuador, a Villa de Leyva, una piccola cittadina che sembra essersi fermata nel tempo. Prima però vi racconto di Manaus e di Bogotà, dove sono atterrato con l’aereo.
Manaus non è certo il posto più entusiasmante al mondo. A parte un certo fascino dovuto al più grande porto nel mezzo dell’Amazzonia, non c’è molto da vedere o da fare. Inoltre, per qualche motivo, è anche abbastanza costosa.
L’unica zona bella è quella intorno al teatro Amazon, inaugurato nel 1896, nel periodo in cui Manaus si ritrovò improvvisamente ad essere una delle più ricche città del mondo grazie al commercio della gomma, che si poteva produrre solo con alberi dell’Amazzonia brasiliana.
Diversi resoconti narrano le follie dei straricchi signori di quegli anni: chi si accendeva i sigari coi biglietti da cento dollari, chi lavava il proprio cavallo con lo champagne, ecc… Quando però gli inglesi riuscirono a rubare i semi degli alberi che producono gomma per seminarli nelle loro colonie, il monopolio finì e con esso anche la fortuna di Manaus.

Bella e affascinante è invece Bogotà, dove, nonostante il cattivo nome che si è fatta per il recente passato, si respira un’aria molto tranquilla, a parte la vista di tanti militari di vario genere che presidiano le strade, alcuni armati fino ai denti. E’ molto piacevole starci, in particolare la zona dove ho pernottato, la Candelaria, che dalla piazza principale si arrampica sulla collina con stradine e casette coloniali. Piena di locali, musei, librerie, università.

Infine, il posto dove mi trovo ora, Villa de Leyva, una piccola cittadina di montagna. Ci sono arrivato di notte, inoltrandomi a piedi su stradine acciottolate, tutt’intorno solo e soltanto casette coloniali. Poi, quando sono sbucato nella piazza principale, grandissima, fatta di grossi massi non ben livellati, con lucette fioche intorno e il pozzo al centro, davvero mi è sembrato di essere finito nel passato, tipo a Frittole.
In effetti affianco alle tantissime casette coloniali, anche quelle costruite in seguito mantengono lo stesso stile. La gente è gentilissima e benché non c’è molto da fare vien voglia di restarci a lungo, in pieno dolce far niente.

 

L’arrivo al porto di Manaus.

 

Il teatro Amazon.

 

Interno del teatro.

 

La sala da ballo.

 

Ed eccoci in Colombia, nella piazza principale di Bogotà: Plaza de Bolivar. Bogotà si trova a 2600 metri d’altezza.

 

Armare o Amare?

 

Militari.

 

Specchio.

 

Una strada della Candelaria.

 

Bimba.

 

Stradina della Candelaria di notte.

 

Il museo del colombiano Botero, quello che dipinge spesso donne ciccione ciccione. E infatti, sullo sfondo, eccolo in un autoritratto con una delle sue noncertomagre modelle.

 

Una delle stanze dello straordinario museo dell’oro. Praticamente si entra in una cassaforte.

 

Maschere d’oro.

 

La piazza centrale di Villa de Leyva: Plaza Major.

 

“Ma veramente siamo nel millequattrocento?” “Eh! Quasi mille e cinque!”

 

Porticato.

 

Bambine corrono.

 

Una strada di Villa de Leyva.

 

Il pozzo al centro della piazza.

 

Ragazze.

 

Ogni tanto, un po’ a fortuna, mi capita qualche bella stanzetta. Questa è quella dove sono ora, a 20 euro!

 

Infine, come alle elementari, qualche pensierino finale sul Brasile che ho lasciato.
Il Brasile mi piace tantissimo ed è infatti l’unica nazione non europea dove sono già stato tre volte. La gente è calda, ospitale, allegra e si respira una grande vitalità. Anche per uno un po’ timido come me, viene naturale fare amicizia in qualsiasi occasione o trovarsi a parlare negli autobus, nei bar, nelle strade, ecc…
Certo, non è tutto rose e fiori. L’abisso fra i pochissimi ricchi e tantissimi poveri è spaventoso e forse in nessun altro posto al mondo c’è una così grande percentuale di gente che pare non riuscire ad andare oltre l’orizzonte di calcio, telenovelas, divi della tv e della musica.
Quasi tutte le grandi città hanno favelas e sono degradate e un po’ pericolose, anche se a me personalmente non è mai capitato nulla di brutto.
Però, in generale, mi dà l’idea di un paese giovane, ottimista, con una gran voglia di vita. Quasi il contrario dell’Italia e dell’Europa che sempre più mi danno una sensazione di vecchiaia, di stanchezza. Di un piagnucolio agonizzante e impotente. E forse gli unici che potrebbero portarci un innesto di vitalità sono proprio quegli immigrati, soprattutto africani, che vengono tanto demonizzati.
In generale, al momento l’Italia è messa meglio del Brasile, ma non credo per molto. Il fatto è che mentre noi siamo in caduta libera, il Brasile è in irresistibile ascesa e, a differenza nostra, ha tutte le carte in regola per sperare nel futuro: un paese immenso, pieno di risorse naturali, dove è bastato meno di un ventennio di governi non del tutto corrotti, venduti e incapaci per generare un boom straordinario. Nulla sembra poter fermare questa ascesa, ma il punto sarà forse proprio se i tanti movimenti democratici che, sorti dal basso, hanno portato la sinistra al potere dopo durissime lotte e immensi sacrifici, conserveranno la grinta e riusciranno a vincere le future battaglie per una più equa distribuzione della ricchezza o se invece si addormenteranno piano piano sugli allori fino a farsi divorare in un sol boccone, dalla finanza internazionale e porci simili, tutte le tanto sudate conquiste sociali, come è capitato alla nostra povera Europa. In questo caso il Brasile resterà quello di sempre, con una piccola casta di straricchi follemente barricati in fortezze nascoste e il grosso della popolazione ammassato nelle favelas, ben contento di guardare idiozie in tv e di giocare a pallone sulla spiaggia.

Complimenti a Lala e al cugino Piergiorgio 2 (la vendetta) per aver risolto i quesiti!
Lala, sì, mi riferivo ai 25 lettori di Manzoni, al momento di scrivere ne avevo uno in meno, ma ora l’ho sorpassato!

Piergiorgo, non dare mai troppo affidamento a quello che ci insegnano da bambini! Probabilmente il sole tramonta a volte a ovest, a volte a est, a volte a sud-est, dove capita. Inoltre il Farol da Barra si trova nella punta estrema della Baia de Todos os Santos, dove la costa conclude un quasi-cerchio e punta verso ovest.

Riguardo al “Miglior commento”, sia Lala che Piergiorgio hanno risolto un enigma, pero’, visto che Lala l’ha vinto tante volte, lo assegno a Piergiorgio 2 (la vendetta). Ma con questo non mi si accusi di nepotismo o di cuginismo.
A Lala invece assegno il premio fedeltà!
Se mi ricordo, ci sarà un piccolo regalino per entrambi quando torno! :-)

E un grandissimo abbraccio a tutti quelli che stanno combattendo contro la TAV.