Malta

Gentile utente del blog. Grazie per avermi visitato… questa è un po’ di deformazione professionale per via del lavoro che sto facendo, assistenza via email ai pokeristi online: gentile cliente, grazie per averci contattato… e quelli quelle puttane delle vostre madri dovete schiattare tutti vi deve venire un cancro alle palle e così via, ma noi non ci facciamo certo scalfire e traboccanti di professionalità continuiamo imperterriti gentile cliente, il nostro mescolatore di carte è completamente casuale e così via perché poi questi gentili clienti o non sanno giocare o peggio ancora sanno giocare ma non hanno ancora capito la palese ovvietà del fatto che il poker è fondamentalmente, essenzialmente, metafisicamente, un gioco di culo.

Ah poi altri: ehhhh ma ieri avevo un sacco di soldi e stamattina sono spariti!! Beh, a dire il vero quello ero io, ho ritrovato le mie stesse email che spedivo quando stavo dall’altra parte della barricata e a volte, siccome magari mi ubriacavo, la mattina seguente non ricordavo di aver perso tutto e accusavo la nostra integerrima azienda. Non era nemmeno molti mesi fa, ma come ero ingenuo a pensarci adesso. Fra l’altro ho anche scoperto che nel corso degli anni avevo creato ben tre conti mentre per regolamento bisognerebbe averne solo uno. Nomi dei conti: Giandeculo, Gianculoso e Giandekul. Ma, inutile a dirlo, di culo se n’è sempre visto ben poco.

Bene, bene. Ma ora basta parlare di poker e passiamo invece alla tanto attesa puntata su Malta in cui mi trovo da ormai quasi un anno.

Malta, come potete vedere sul mappamondo, è un’isoletta sperduta nel bel mezzo del Mediterraneo. E già da qui si spotta la differenza di atteggiamento fra chi è emigrato qui: i giovanotti scalpitano che si sentono isolati dal mondo, che a Londra c’è il concerto di non so chi, che a Ko Phan Ghan c’è il full moon party e simili futili amenità, mentre chi come me ha ormai, diciamo così, raggiunto un livello di pacata saggezza che lo porta ad non essere più schiavo di stimoli esterni, oltre ad aver magari constato personalmente che il mondo in fondo gira e rigira non è poi tanto karasciù, ebbene un siffatto saggio non si lamenta di trovarsi in un posto dove c’è quasi sempre sole e mare mare mare tutt’intorno e anzi vede in questo isolamento una sorta di aristocratico abbandono da un mondo che non lo merita e non lo ha mai meritato.

Che poi tanto isolata non è. Ogni anno è visitata da oltre un milione di turisti e moltissime aziende, fra cui appunto molte di poker e scommesse online, si sono piazzate qui attraendo migliaia di lavoratori, soprattutto europei. E in fondo anche questa associazione isola-isolamento è più una sorta di retaggio psicologico perché ormai ovunque ci si sposti per distanze superiori a qualche centinaio di km si prende comunque l’aereo e Malta è ben collegata.

 

Le “tre città” viste da La Valletta: Bormla, Birgu e Senglea. Quella al centro, Birgu, è anche detta “Vittoriosa” perché era la capitale durante il famoso assedio turco del 1565 in cui Malta riuscì incredibilmente (miracolosamente secondo altre versioni) a resistere. No no no, niente infedeli qui, non li vogliamo.

 

La Valletta vista da Senglea (anche detta Isla). All’epoca dell’assedio, La Valletta non era ancora fortificata come è oggi ed infatti venne subito occupata per metà dalle armate turche. Resistette per oltre un mese la punta, a destra nella foto, ovvero il forte Sant’Elmo.

 

Questa è la co-cattedrale di San Giovanni, fondata dall’ordine religioso-militare dei cavalieri di San Giovanni, nato intorno il 1100 a Gerusalemme per aiutare i pellegrini in Terra Santa. Dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei turchi, i cavalieri finirono a Cipro, Rodi e infine nel 1530 a Malta, offertagli da Carlo V. Furono cacciati da Napoleone nel 1798, all’inizio della sua campagna d’Egitto (due anni dopo Malta finì sotto dominazione inglese e restò nella sua sfera fino all’indipendenza nel 1964).
La cattedrale all’inizio era austera e spoglia, come lo è ancora oggi all’esterno. Ma presto i cavalieri iniziarono a rivaleggiare fra loro e con le altre chiese nell’abbellirla, ed oggi è una delle chiese più riccamente decorate al mondo. In particolare, il pavimento è formato dalle tombe in marmo decorate dei cavalieri, ognuna un capolavoro. Il capolavoro più importante è però un dipinto fatto da Caravaggio durante il suo soggiorno a Malta, rappresentante la decapitazione di San Giovanni.

 

Tema predominante delle tombe ovviamente l’implacabile mietitrice, la Morte, che qui ci dice: “Venit hora eius, veniet et tua” – Venne l’ora sua, verrà anche la tua. No no è inutile che fate gesti scaramantici, fra l’altro volgari. Anzi, questa in fondo è la nostra unica certezza. Pensateci. Verrà anche la tua. No no no, è inutile…

 

Una strada di La Valletta, con i tipici balconi in legno colorato.

 

La Valletta, vista da Sliema. Sliema è il centro economico di Malta. In realtà, tutta la zona intorno Sliema forma un unico agglomerato formato da varie città attaccate l’un l’altra che sono più che altro quartieri di un’unica grande città.

 

Qui siamo alla fine di un bellissimo lungomare rialzato che partendo da Sliema e costeggiando alcune baie della zona residenziale San Julian, arriva fino a Paceville, la zona della vita notturna.

 

L’arcipelago di Malta è composto da 3 isole principali: Malta, Gozo e Comino. Comino è una piccola isola fra le altre due, con una baia detta Laguna blu in cui c’è un mare che sembra caraibico.

 

Turisti in una grotta.

 

Stradina a Gozo, la seconda grande isola.

 

La cittadella fortificata di Gozo.

 

Dentro la cittadella.

 

La cosidetta “Finestra azzurra” a Gozo.

 

Scogliera.

 

Una stradina della vecchia capitale, Medina. E’ arroccata sul cucuzzolo di una collina, nel bel mezzo di Malta, il più lontano possibile dalle coste, quindi il luogo migliore per proteggersi dagli attacchi via mare provenienti da tutte le parti nel corso dei secoli. Le prime tracce di insediamenti risalgono addirittura al 4000 a.c. E’ stata fortificata durante l’occupazione dei saraceni (nel mondo islamico il nome “medina” viene dato alla zona vecchia della città). Oggi ha conservato soprattutto il carattere di cittadella medievale, formata da piccole strade all’interno delle grosse mura difensive.

 

Questa l’ho fatta col cellulare, con la funzione panoramica. E’ fra Ghan Tuffielha Bay e Golden Bay, a nord-ovest. A destra si intravede una delle tante torri di guardia, sparse lungo tutta la costa dell’isola.

 

La spiaggia a sinistra di Ghan Tuffielha Bay e Golden Bay.

 

Dal mio balconcino. A San Pawl Bay, così chiamata perché si narra che San Paolo, in un suo viaggio verso Roma, si andò a sfracassare con la sua barca proprio su quell’isoletta lì a destra e fu quindi costretto a restare a Malta per qualche mese. Miraaaacooooloooo!!!

 

Poco dopo il mio arrivo, l’ottobre scorso. E’ in realtà una mezza citazione del lavoratoriiiii tiè di Alberto Sordi. Dedicata in particolare ad un gruppetto di colleghi senior a Cork, triste Irlanda, da cui provenivo e con cui non ero andato molto d’accordo perché alla fin fine erano un po’… come dire, un po’… sì insomma una massa di coglioni, e basta con questa mania del politically correct!

 

E infine, come regalo per voi, miei fedeli lettori, voglio condividere un consiglio segreto ricevuto da un pokerista. Non ho ancora capito di preciso cosa intenda, forse allude al fatto che a Benevento vogliono iniziare a scavare nella folle ricerca di petrolio, non lo so, ma comunque: “se proprio volete farvi i soldi mandate le vostre madri ad abbattere le strade”.

Meditate gente, meditate.

Dubai e Indonesia

Salve amici, rieccomi dopo circa un anno e mezzo con una nuova puntata! Un lungo e meditato silenzio dovuto sia alla macchina fotografica che si era rotta, sia, soprattutto, al fatto che non me ne teneva tanto di scrivere. E comunque non c’era molto da raccontare, non ci sono stati veri e propri viaggi emozionanti, al massimo un vagare emigrante fra Londra, Malaga, poi in una chiavica di città irlandese di nome Cork e infine nella splendida Malta dove mi trovo ora. Ma di questo vi racconterò semmai la prossima volta, stavolta vi racconto di un breve viaggio in Indonesia fatto poco fa. Allora.

 

Sono partito con un vecchio amico, Tiziano, e dapprima abbiamo fatto scalo un paio di giorni a Dubai, negli Emirati Arabi. Una città strana, piena di grattacieli spettacolari, molti dei quali probabilmente vuoti. Da quanto ho capito, più che petrolio commercio e turismo, è un centro finanziario in cui girano e si riciclano un sacco di soldi e molti di questi vengono reinvestiti in costruzioni.

 

Qui siamo nella zona della marina, sul Golfo Persico. La gran parte dei grattacieli sono davvero belli e il mio preferito è quello attorcigliato su se stesso! Davvero geniale, altro che quel cazzone di Renzo Piano, che ormai ci ha fatto la palla. Sono stati quasi tutti costruiti di recente, negli ultimi 20 anni. In questo senso mi ha ricordato molto Shangai.

 

E dietro una griglia eccovi il grattacielo più alto del mondo: Il Burj Khalifa alto ben 829 metri.

 

Qui siamo invece nel più largo centro commerciale del mondo, il Dubai Mall, che ha all’interno un acquario gigante. Dubai è strapiena di centri commerciali, dove gli abitanti passano il grosso del tempo libero. Insomma un posto abbastanza alienante.

 

Ed eccoci in Indonesia, a Jakarta. In realtà per visitare l’Indonesia ci vorrebbe un viaggio di mesi, essendo un arcipelago composto da oltre 17.000 isole, ognuna con una sua storia fino ad una recente unificazione alquanto artificiale sotto un’unica bandiera. Vi racconto quindi giusto quello che ho visto nelle mie due settimane. Jakarta è una città decisamente bruttina e che fra l’altro è praticamente impossibile da visitare per via del traffico forse più lento del mondo. Dopo quasi un’oretta bloccati nel taxi riuscendo a fare qualche centinaio di metri ci siamo arresi e siamo tornati in albergo.

 

Scacchisti a Bali, sulla spiaggia di Kuta.
In realtà la prima meta dopo Jakarta sarebbe dovuta essere Yogyakarta per visitare il tempio buddista di Borobudur, ma dovete sapere che l’arcipelago indonesiano ha ribollito d’emozione alla notizia dell’arrivo del vostro scrittore e fotografo preferito: il giorno stesso che ho comprato il biglietto è esploso un vulcano nell’isola di Sumatra, nel nord-ovest. Un casino pazzesco. Quando invece sono partito è esploso un vulcano proprio a Java dove stavo giungendo, coprendo completamente di cenere quel tempio, che per fortuna è stato riaperto giusto giusto prima del mio ritorno. Così sono finito dapprima a Bali, che avevo già visitato tanti tanti anni fa, nel lontano 1996 in un lungo viaggio che incluse anche Australia e Sud-Est Asiatico. Quando ero giovane e pieno di speranze… ehhhhh sì sto un po’ sul melanconico in questi giorni. Sarà quel cazzo di lavoro che mi sta annientando! Faccio assistenza via email ai pokeristi online. Una massa di scoppiati, poi vi racconterò la prossima volta.

 

Bali è una sorta di roccaforte induista, mentre il resto dell’Indonesia è in grandissima parte musulmano. Ci sono in minoranza anche cristiani e altre religioni. L’induismo ha assorbito elementi dalle religioni animiste precedenti, rendendolo in un certo senso unico.

 

Ragazzini in una scuola di judo.

 

Partita di calcio a Kuta, al tramonto.

 

Gatto al tramonto. In effetti la spiaggia di Kuta non è un granché a parte gli incredibili tramonti rossi, spettacolari e diversi ogni sera. Anche i balinesi vengono ogni giorno sulla spiaggia a contemplarli.

 

Una delle tre isole di Gili, che stanno fra Bali e Lombok. Molto piccole , con un mare favoloso. Non ci sono macchine e motorini, solo biciclette e taxi-carrozze di cavalli. Il classico posto ideale per starsene alcuni giorni ad oziare pigramente al mare incuranti dei mali del mondo.

 

Bambini pescatori.

 

Una bancarella di cibo.

 

Giretto in barca per andare a fare snorkeling. C’è una bellissima barriera corallina con tanti pesci e tartarughe marine.

 

Famiglia in motorino a Yogyakarta, nell’isola di Java. A differenza di Jakarta ha conservato molte delle tradizioni culturali e artistiche di Java, di cui è in un certo senso l’anima. E’ stata la città simbolo della resistenza al colonialismo, soprattutto olandese, ed è oggi la sola provincia dell’Indonesia ad essere governata ancora da un sultano.

 

Ballerine.

 

Un suonatore di gong per il teatrino delle ombre, che si intravede a destra, dal lato di dietro. C’è appunto una lampada che proietta le ombre dei burattini sul retro dello schermo.

 

Il mio compagno di viaggio Tiziano su un risciò. Con Tiziano ho fatto molti viaggi, fra cui anche quello della prima volta a Bali di cui dicevo prima.

 

Venditrici in strada.

 

All’alba, fra la foschia, il tempio buddista di Borobudur spunta nella foresta.

 

E’ stato costruito intorno all’800 d.C. ed è composto da 10 livelli che simboleggiano una sorta di ascensione graduale verso il nirvana. Tutt’intorno è ornato di bassorilievi le cui immagini raccontano la vita di Buddha e altri insegnamenti buddisti. Ai livelli superiori ci sono decine di nicchie con all’interno statue di Buddha. Visto dall’alto ha la forma di un mandala.

 

Salendo salendo, anche io ho raggiunto l’ultimo livello e con esso finalmente l’illuminazione! Ve l’avevo già anticipato su facebook con una foto che ha ottenuto ben 101 mi piace, rimandando alle 101 storie Zen – però ora non mi mettete il 102esimo mi piace. E come dicevo, non temete, non vi abbandonerò al vostro destino dissolvendomi nel nirvana. Resterò invece fra voi come bodhisattva per aiutarvi nella liberazione. Eh sì, in effetti la vedo dura. Ma mai disperare!

 

Studentesse.

 

Ragazzi.

 

Sempre intorno a Yogyakarta, ci sono anche dei bellissimi templi Hindù. Il complesso principale si chiama Prambanan, ma anche tutt’intorno, nelle campagne, ci si imbatte in templi sparsi, come questo.

 

Di nuovo a Jakarta. Stavolta siccome ci siamo giunti di domenica il traffico era relativamente meno lento e siamo riusciti a visitarla un po’. Qui siamo in una delle piazze principali, Kota, dove si trovava il palazzo governativo olandese. E’ molto viva la domenica sera.

 

Ragazze.

 

Ed eccomi lì, durante un breve corso di cucina indonesiana. Meglio quella italiana devo dire. Ultimamente mi sto imparando a cucinare, cioè un po’ l’ho sempre saputo fare, tipo pasta cose così, però ultimamente sto imparando anche piatti più complessi tipo parmigiana, focaccia ecc… quindi aggiungendo quest’altra mia abilità a quelle già note, non ultime quelle amatoriali, e tenendo conto che ora ho anche uno stipendio discreto posso a buon diritto definirmi anche io un buon partito! Un buon partito. Non dico uno scapolo d’oro perché porta una sfiga infinita.

Nel frattempo una mia foto è stata selezionata dal National Geographic come foto della settimana!!

http://travel.nationalgeographic.com/travel/photo-of-the-week/

Grazie, grazie.

Allora alla prossima… fra un annetto e mezzo più o meno.