Oman – Ultima puntata di Dekaro Diario!

Salve amici, eccoci finalmente giunti all’ultima puntata di Dekaro Diario!! Sono infatti trascorsi ben 10 anni dall’apertura di questo blog ed è giunto quindi il momento di concluderlo. Si tratta del mio terzo blog dopo Dekaro in Africa del Sud fatto durante il viaggio in Africa (non solo del sud alla fine) fra il 2008 e 2009 e God Save Dekaro ospitato su Beneventanamanera quando mi trovavo in Inghilterra (quel titolo tendente al megalomane non fu scelto da me).

L’ultimo viaggio del blog, ma non certo della mia vita, è in Oman e Abu Dhabi.

Molto brevemente, per quanto riguarda Abu Dhabi, è la capitale degli Emirati Arabi Uniti, ovvero una federazione di 7 emirati della Penisola arabica. Insieme ad Abu Dhabi, l’emirato più importante è Dubai.

Per quanto riguarda il Sultanato dell’Oman, si trova nel sud-est della penisola arabica. E’ stato sotto l’influenza dell’impero persiano prima di entrare nella sfera di influenza araba. Nei secoli XVI e XVII è stato sotto il controllo portoghese. Raggiunse il massimo splendore nel XVIII secolo quando il suo impero marittimo controllava gran parte della costa della penisola arabica, una lunga parte della costa orientale africana intorno Zanzibar, e parte della costa persiana. In seguto entrò nella sfera di influenza coloniale della solita perfida Albione.
Ha seguito una politica molto isolazionista e reazionaria fino al 1970 quando Qaboos bin Said al Said, il figlio del sultano al potere, ha effettuato un colpo di stato non cruento. Da allora l’Oman si è aperto al mondo esterno, mantenendo però una certa moderazione rispetto ad alcuni vicini sultanati, come si nota soprattutto nell’architettura che è rimasta abbastanza sobria.

Moltissimi immigrati, soprattutto provenienti da India e dintorni, vivono nei paesi della Penisola arabica. Negli Emirati Arabi Uniti sono addirittura più dell’80% della popolazione. Per quanto riguarda le condizioni di lavoro e diritti sono spesso trattati alla stregua di schiavi, un problema che ha avuto recentemente una certa risonanza mediatica per via degli oltre 6500 lavoratori morti nella costruzione degli stadi per il mondiale in Qatar.

Per noi turisti invece l’unico piccolo problemino da affrontare è che non c’è alcool.

 

A differenza di Dubai, Abu Dhabi non ha grattacieli spettacolari, quindi alla fin fine è solo una colata di cemento afoso. Da vedere c’è la spettacolare Gran Moschea dello Sceicco Zayed, costruita recentemente.

 

All’interno della sfarzosa casa presidenziale, Qasr Al Watan. E’ utilizzata per gli incontri diplomatici, fra cui a la Lega Araba quando è ospitata ad Abu Dhabi.

 

I miei compagni di viaggio Giammangiato e Riccardo che avete visto anche in altre puntate. Giammangiato non ama essere chiamato così, quindi lo chiameremo Giamma.

 

Strada a Muscat (in italiano Mascate), la capitale dell’Oman. Sullo sfondo il forte Al-Miriani.
Non c’è molto da vedere nelle città dell’Oman. In compenso è estremamente sicuro e tranquillo. Anzi forse pure troppo, perché poi non essendoci vita notturna, niente alcol ecc… è ovvio che alla decima sera inizi a sognare un bel rave londinese con droga e risse, ma questa è un’altra storia. E comunque ho letto che per voi in Italia ora è illegale. 6 anni. Bravi, bravi. Complimenti per la scelta. Sempre più astuti.

 

Nel souq del quartiere Muttrah.

 

Cianfrusaglie.

 

Negozio di incenso, da millenni uno dei principali prodotti dell’Oman.

 

Dopo un paio di giorni a Muscat, dove abbiamo utilizzato la macchina in affitto solo per prendere una multa infame per parcheggio non pagato (e non segnalato), siamo partiti alla scoperta dell’Oman.
Durante la via ci siamo fermati a fare il bagno nel cosiddetto Sinkhole, una splendida piscina naturale circondata dalle rocce.

 

Giamma osserva il percorso migliore fra i massi del canyon del Wadi Shab.
Ma non vi consiglio di ascoltare i suoi suggerimenti. Infatti me la cavicchiavo abbastanza bene nonostante, a differenza loro, non avevo le scarpe da trekking fino a quando, risalendo faticosamente un masso, Giamma ha detto “Gianku (è il mio soprannome a Malta) ascolta quello che ti dico, metti il piede qui“. Detto fatto, piede su una pianta di spine che mi ha trafitto la suola. Giamma non è un tipo burlone quindi voglio ancora credere nella sua buona fede, ma è stato un momento di atroce dolore.

Quella notte abbiamo fatto un tour sulla spiaggia di Ras Al Jinz, dove le tartarughe marine depongono le uova. Non ci sono foto perché era troppo buio e, almeno in teoria, non si poteva utilizzare il flash per non confondere le neonate tartarughe che istintivamente seguono i luccichii per raggiungere il mare nella notte.
Ne abbiamo viste molte avventurarsi faticosamente verso la battigia (nonostante lucette, pile e flash dei turisti) e, grazie alla guida, abbiamo trovato anche una grande tartaruga che stava deponendo le uova in una fossa scavata nella sabbia (forte il mio sospetto che si trattasse in realtà di un robot telecomandato a muovere le zampe posteriori :D )
Il cielo era stellatissimo.

 

Le dune del deserto di Wahiba Sands.

 

Cammello.

 

Bambini su un cammello.

 

La nostra pittoresca guida del tour nel deserto. Un po’ vanesio, amava essere fotografato. Gran guidatore, il tour consisteva soprattutto in uno spassoso duneggiare (inventata ora, ma immagino l’avranno già inventata gli inglesi) su e giù freneticamente col fuoristrada.

 

L’ombra del viandante.

 

Fra le rovine di Birkat Al Mouz, un villaggio abbandonato composto di case in fango e circondato da palme. Era ancora in parte abitato fino ad un paio di decenni fa.

 

A Nizwa, addobbata per la festa nazionale dell’Oman, il 18 novembre.

 

Famiglia.

 

Persone.

 

Madre e figlia.

 

Barista.

 

Bambine.

 

All’interno del forte di Nizwa.

 

Ehh, anche io un po’ vanesio a volte. Ammettiamolo.

 

Bambina e cannone.

 

Stanze all’interno del castello di Jabrin, costruito nel 1675 ed importante centro di studi astrologici, di medicina e di legge islamica.
La signora alla biglietteria starà ancora ridendo per il mio audace tentativo di sconto studenti.

 

Di nuovo a Muscat, alla Grande moschea del sultano Qaboos.
Forse il sito più bello fra quelli visitati (dico così anche per sfottere Ricca e Giamma che erano già andati via. Due cafoni, credono che sia chic andare a fare shopping a Dubai :D scherzo, è una mezza citazione della nostra frase tormentone del viaggio, ma lascio a voi trovare da dove viene. In realtà il nostro viaggio di ritorno era in date e destinazioni diverse, anche grazie a WizzAir che mi ha cambiato data e ora una decina di volte, e non mi andava di visitare nuovamente l’ipercapitalista Dubai).

 

Lo straordinario soffitto della moschea.

 

Ragazzine.

 

Induisti nella moschea.
– E che c’entrano?
Non lo so, io più che scattare non posso.

 

Ragazza fa il cuoricino.

 

Un porticato all’esterno della moschea.



Visto che è l’ultima puntata metto la mappa delle nazioni visitate. Sono 116 (in totale, 50 narrate in questo blog). Eppure come vedete c’è ancora molto da visitare, soprattutto le isole del Pacifico, i paesi dell’Africa occidentale sub-sahariana, grosse nazioni come Canada, Mongolia, ecc… Chi si ferma è perduto!

 

Bene, e con questo ci siamo detti tutto. E’ tempo per me di allontanarmi solitario nell’arido deserto alla ricerca della verità. Diaboliche sfide mi attendono ma se riuscirò a superarle tornerò.
Anzi non torno, non mi meritate… tante foto, racconti, mai un dekaaaaro come sei beeeellooo, quantooo ci piaaaciii… niente. Me ne resto ramingo nel deserto.
Ok, ora non panicate. Lo so che non posso lasciarvi soli per troppo tempo nel vostro freddo smarrimento esistenziale. Un giorno… tornerò.