Birmania (Myanmar)

Salve amici! Rieccomi. Questa volta vi racconto un breve viaggio in Birmania (dal 1989 ribattezzata Myanmar).

La Birmania è un posto straordinario, con un’atmosfera magica, dovuta sia alle onnipresenti pagode buddiste, sia alla sensazione di essere davvero altrove, come fuori dal nostro tempo. Infatti, il forte isolamento dal resto del mondo dovuto alla brutale dittatura militare, ha in compenso permesso alla Birmania di conservare culture, tradizioni e modi di vivere che quasi sicuramente spariranno per sempre nei prossimi anni con l’arrivo del “progresso”.

Per il momento però accogliamo con gioia la notizia che proprio ieri, dopo oltre 50 anni, è stato eletto il primo presidente non legato alla giunta militare. E’ Htin Kyaw, un fedelissimo di Aung San Suu Kyi, l’energica donna premio Nobel per la pace e simbolo della lotta contro la dittatura, che sarà invece ministro degli Esteri, non potendo divenire presidente per via del fatto che un articolo della costituzione, probabilmente creato apposta contro di lei, non permette la presidenza a chi ha in famiglia persone di nazionalità diversa (i suoi figli hanno la nazionalità britannica).

 

La pagoda Shwedagon a Yangon, uno dei templi più spettacolari al mondo. La gigantesca pagoda centrale è a sua volta circondata da una miriade di piccole e grandi pagode, templetti, immagini di Buddha, demoni e draghi, in cui ci si perde come in un mistico viaggio onirico.

 

Nel corso dei secoli la pagoda è stata via via rivestita con sempre più oro. Al momento è ricoperta da circa 60 tonnellate d’oro. Nella parte superiore sono anche incastonati gioielli e diamanti.

 

Monaci buddisti e fedeli pregano.

 

Il buddismo è parte integrante della Birmania e in linea di massima l’arte birmana è arte buddista. I monaci hanno sempre avuto una parte attiva nelle lotte politiche, opponendosi ad esempio alla colonizzazione britannica ed alla dittatura militare.

 

Durante il giorno si vedono spesso bambini portati in spalla e seguiti da un gran numero di parenti, in una cerimonia probabilmente simile alla nostra prima comunione.

 

Giovani buddisti pregano.

 

Strada a Yangon, ex Rangoon ed ex capitale. Come già per il nome della nazione, per dare un taglio simbolico al passato coloniale, la giunta militare ha cambiato molti nomi di città, reintroducendo spesso il nome originario a quello dato dall’amministrazione britannica.

 

Venditori di carbone.

 

Fioraio.

 

Piccoli buddisti passano davanti a carretti di street food.

 

La spettacolare Bagan, dove si può gironzolare in mezzo a circa 2000 templi, costruiti soprattutto fra il 1000 e il 1200, quando era la capitale del regno di Pagan. Sono sopravvissuti fino ad oggi fra devastazioni, terremoti ed erosioni, mentre invece sono completamente spariti gli altri edifici della città, perché erano in legno.

 

Tutti i templi hanno all’interno una o più statue di Buddha.

 

Bambina.

 

Uno dei villaggi sul lago Inle.

 

Donne fanno il bucato e si lavano in uno degli affluenti del lago Inle.

 

Con una tecnica unica al mondo, i pescatori del lago Inle riescono a restare in equilibrio sulla barca con una gamba mentre remano con l’altra gamba e intanto usano le braccia per pescare.

 

Silhouette di pescatori.

 

Per spostarsi si utilizzano lunghe barche nere.

 

Persone su una barca.

 

Ogni giorno della settimana, a turno, uno dei villaggi intorno al lago ospita il mercato. In quel giorno confluiscono centinaia di barche.

 

Lavoratori.

 

I villaggi sono composti da palafitte.

 

Palafitta blu.

 

Aratro trainato da bufali.

 

La tipica “donna giraffa” birmana. Fra l’altro ho preso in mano gli anelli che si mettono al collo e sono pesantissimi! E li mettono anche ai polsi e alle caviglie, quindi un ornamento molto disagevole, sarà quasi come camminare sui tacchi a spillo.
In realtà in questo caso siamo già di fronte a una sorta di trasformazione di un’antica cultura nel suo simulacro. Infatti queste donne fanno parte dell’etnia Kayan, che occupa una zona ad est al confine con la Thailandia. Ma in questi anni alcune di loro si stanno spostando nelle zone più turistiche per vendere souvenir.

 

Infine, sono andato al mare a Ngpali (probabilmente il nome viene da una storpiatura del nome Napoli!) dove c’è una lunga spiaggia con bungalow. Al momento è ancora un posto abbastanza selvaggio, dove gli edifici devono essere per legge più bassi delle palme.
Nella foto, uno dei villaggi di pescatori vicino alla spiaggia di Ngpali.
In queste zone occidentali verso il confine con il Bangladesh negli ultimi anni ci sono state tensioni fra buddisti e musulmani, e paradossalmente gli attacchi più cruenti sono stati effettuati proprio dai buddisti.
La Birmania prende il nome dal suo gruppo etnico dominate, ma in realtà è composta da oltre 100 razze ed etnie, con sempre presenti rivendicazioni autonomiste e tensioni fra i diversi gruppi.

 

Pescatori effettuano la manutenzione di una barca (o sono dei piromani, non lo so).

 

Nei prossimi giorni metterò una selezione più ampia di foto e con risoluzione migliore sulla mia pagina di foto (www.dekaro.it/foto.html) quindi semmai dateci un’occhiata fra qualche giorno. Nel frattempo però (piccolo spazio pubblicità) non perdetevi il mio ultimo racconto:



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Alla prossima!

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